lunedì 22 dicembre 2014

Francesco III d’Este: il duca riformatore che fece di Modena una moderna capitale europea

(articolo apparso su Prima Pagina del 20 dicembre 2014)

Figlio del duca Rinaldo, e quindi nipote del grande Francesco I, Francesco III d’Este nacque a Modena il 2 luglio 1698, in una corte cui l’austero genitore, in linea con il suo passato di cardinale, aveva voluto dare un’impronta di severo bigottismo. Marina Romanello (autrice della voce su Francesco III del Dizionario Biografico degli Italiani) lo descrive «ombroso, fisicamente sgraziato, votato a suscitare antipatia per i modi altezzosi che mascheravano in realtà una timidezza patologica»; e in effetti Francesco crebbe in un ambiente che percepiva ostile, quasi soffocante, per lo più a causa dei contrasti con il padre, che non nascondeva a nessuno la propria preferenza per il secondogenito Gianfederico.
A questa complicata situazione familiare e personale finì altresì per aggiungersi la burrascosa unione con Carlotta Aglae, quarta figlia di Filippo d’Orleans, voluta (non senza una certa dose di ingenuità) da Rinaldo per trovare nella Francia un prezioso alleato in grado di appoggiare le mire estensi su Parma e la Toscana. Il matrimonio, celebrato per procura nel palazzo delle Tuileries il 12 febbraio 1720, fu un totale fallimento, ma nondimeno portò alla nascita di una numerosa prole e, nel 1727, dell’erede nonché futuro duca Ercole III. Le intemperanze di Carlotta – che a Modena si sentiva soffocare, abituata com’era alla mondanità parigina – erano però così frequenti ed assurde da rendere pressoché impossibile una pacifica convivenza tra i coniugi, al punto che – scrive Luciano Chiappini – «se ne videro di tutti i colori: tentativi di intimidire ed umiliare il consorte o addirittura di trovare pretesti per un annullamento del vincolo matrimoniale causa un’ipotetica impotenza di lui; disegni di fuga dalla Corte; capricci di ogni sorta; imposizione di tutte le proprie pretese, cui corrispondevano altrettante vittorie della sua volontà contro la debolezza del marito».
Eppure, a dispetto di tutte queste premesse, il figlio di Rinaldo fu tutt’altro che inetto o incapace. Carlo Previdi, nel suo (fresco di stampa) Francesco III d’Este (Modena, 1698 - Varese, 1780). Successi, errori, glorie, scandali ed altre vicende nella vita di un sovrano, grande riformista europeo (Edizioni Il Fiorino, 2014), lo presenta infatti come un duca dal carattere problematico, ma scrupoloso – forte degli insegnamenti ricevuti dal precettore Lodovico Antonio Muratori – nell’amministrazione dei suoi domini. Di certo non irreprensibile quanto a condotta morale (era a tutti gli effetti un accanito donnaiolo), Francesco fu un abile e saggio riformatore, capace, tra l’altro, di dotare Modena di un moderno codice di leggi e di efficienti infrastrutture. 
La prima vera occasione per emanciparsi dall’opprimente tutela del padre (che pure, sperando di riconciliarsi con l’erede, su richiesta di quest’ultimo aveva acconsentito all’edificazione della maestosa villa di Rivalta, presso Reggio, assecondando le puntigliose direttive della nuora, decisa a replicare addirittura il modello di Versailles) si presentò per Francesco con la guerra di successione polacca. In quella circostanza, egli non seguì la corte nell’esilio di Bologna (dopo che Modena era stata occupata dai francesi), ma preferì recarsi con la moglie a Genova, da dove successivamente partì per una lunga serie di soggiorni in diverse capitali europee. Giunto a Vienna, si arruolò sotto le bandiere imperiali, combattendo con onore contro i turchi in Ungheria e guadagnandosi la nomina a generale d’artiglieria. Dopo il congedo e mentre faceva ritorno in Italia, Francesco fu raggiunto dalla notizia della morte del duca Rinaldo (sopraggiunta nell’ottobre del 1737): affrettò pertanto la sua marcia verso Modena (dove entrò solennemente il 4 dicembre), mentre Carlotta, che aveva approfittato dell’assenza del marito per soggiornare nell’amata Parigi, ne seguì l’esempio solamente un anno e mezzo dopo.
Come precisa Luigi Amorth, il «Francesco divenuto sovrano è indubbiamente diverso dal Francesco che abbiamo conosciuto come principe», anche se mai venne meno in lui il gusto per il divertimento, l’amore del lusso (da poco alla guida del suo Stato, Francesco abbellì il giardino ducale – che fu aperto al pubblico – e provvide ad arredare sontuosamente gli appartamenti ducali e il palazzo di Sassuolo) e la passione per la vita mondana. I suoi primi passi come duca furono ad ogni modo incoraggianti. In particolare, molto vantaggioso per il ducato risultò il matrimonio (celebrato nel 1741) tra il figlio quattordicenne Ercole e Maria Teresa Cybo Malaspina, erede del ducato di Massa e Carrara, che in tal modo, con il suo prezioso sbocco sul Tirreno, entrò a far parte dei domini estensi. L’unione, per via dell’assoluta mancanza di affinità tra i coniugi, si sarebbe rivelata nel tempo un completo fallimento, ma costituì quantomeno un’abile mossa politica.
Le difficoltà, tuttavia, incombevano sul ducato estense per le annose e spinose questioni di politica estera. Morto Carlo VI d’Asburgo, nel 1740 scoppiò la guerra di successione austriaca, e Francesco – precisa Chiappini – «ritenne di prendere posizione a favore di quel belligerante che più gli accordasse protezione e compensi». Forte di un esercito i cui effettivi erano stati appositamente accresciuti fino alle 5.000 unità, il duca decise di schierarsi, in gran segreto, con la Spagna; ma il ritardo di questa nel giungere in suo soccorso, l’avanzata minacciosa degli austro-piemontesi e infine la sciagurata intercettazione di una lettera compromettente da parte degli imperiali lo costrinsero a venire a patti con il nemico, che pretese una formale dichiarazione di neutralità e la cessione in garanzia delle piazzeforti. Francesco non volle cedere, ma preferì rifugiarsi nella sua villa del Cataio, presso Padova, mentre gli austro-piemontesi occupavano Modena e Mirandola.
Dall’esilio il duca tentò di gestire diplomaticamente (e non senza una certa ambiguità) l’emergenza, ma fu messo alle strette e costretto a giocare a carte scoperte, proclamando la propria fedeltà al re di Spagna e dichiarandosi disposto ad accettare qualunque incarico, compreso quello di soldato semplice. Di fatto pubblicamente umiliato (si tenga peraltro conto che in quegli anni, precisamente nel 1745, il duca dovette anche far fronte ad una situazione finanziaria fattasi allarmante, risolvendosi a malincuore a vendere al re di Polonia ed elettore di Sassonia Federico Augusto III ben cento pregiati dipinti della sua prestigiosa Galleria), Francesco fu comunque nominato capitano generale dell’esercito in Lombardia (con l’intesa, però, che, dopo essersi congiunto con le armate dell’infante don Filippo, si sarebbe posto in sottordine rispetto a quest’ultimo), distinguendosi durante le fasi conclusive del conflitto e in particolare nel corso dell’assedio di Ventimiglia nel 1747.
Con la pace di Aquisgrana (1748) Francesco III rientrò in pieno possesso del proprio ducato, e subito diede prova di intraprendenza rinforzando l’esercito, proseguendo nella costruzione della strada per Massa (il cui progetto iniziale risaliva al decennio precedente) e pianificando la realizzazione, in quella stessa città, di un porto che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto permettere in futuro lo sbarco delle truppe francesi in funzione antiaustriaca. La vera spina nel fianco, tuttavia, era rappresentata come sempre dai rapporti internazionali, i quali, a causa della goffaggine mostrata dal duca estense in politica estera, si erano di fatto deteriorati un po’ con tutte le grandi potenze. Per trarsi d’impaccio, Francesco ricorse ancora una volta alla strategia degli accordi matrimoniali, offrendo in sposa la figlia del suo erede Ercole (la giovanissima Maria Beatrice) a Ferdinando d’Asburgo, figlio della potente imperatrice d’Austria Maria Teresa. Si trattò di una scelta pressoché obbligata, giacché Ercole, l’unico figlio maschio in vita, a sua volta non aveva eredi maschi, ed era in così cattivi rapporti con la moglie da non consentire al duca di fare affidamento su eventuali future nascite.
La richiesta fu accolta con favore (anche perché in questo modo l’Austria estendeva il proprio controllo sulla penisola): il che assicurò al ducato una, seppure sui generis, successione (Francesco, infatti, riuscì ad ottenere la ratifica di un accordo in base al quale alla morte di Ercole, ultimo della dinastia, il ducato sarebbe passato nelle mani di Ferdinando e dei suoi eredi, a patto che questi assumesse il cognome d’Este, accettasse di risiedere a Modena e garantisse di tenere lo Stato estense separato dall’Austria) e, in attesa che Ferdinando raggiungesse la maggiore età, valse a Francesco il comando delle truppe imperiali in Italia e la nomina a governatore generale della Lombardia.
Raggiunta Milano nel 1753, nondimeno Francesco non trascurò il governo del suo ducato, che anzi in questo periodo beneficiò dei frutti dell’acuto riformismo del sovrano estense. Al riguardo, iniziative quali l’erezione dell’ospedale di piazza Sant’Agostino e del Grande Albergo dei Poveri (attuale Palazzo dei Musei), l’allargamento della via Emilia, la realizzazione della via Giardini per collegare la capitale con la Toscana, la riforma dell’Università, la regolamentazione delle pratiche di sepoltura e la parallela costruzione del cimitero di San Cataldo, l’apertura al pubblico della prestigiosa Biblioteca Estense e soprattutto l’emanazione nel 1771 di un nuovo e più moderno codice di leggi (il celebre Codice Estense) testimoniano dell’impegno profuso per fare di Modena una capitale al passo con i tempi.
Anche dopo la cessione del governo della Lombardia a Ferdinando, Francesco si mantenne lontano dai suoi possedimenti ereditari, preferendo soggiornare a Milano o nell’elegante residenza di Varese (città di cui era signore dal 1765 per volontà di Maria Teresa). Trascorse gli ultimi anni conducendo una vita spensierata, dedita ai consueti piaceri (tra l’altro, rimasto vedovo nel 1761, si risposò due volte morganaticamente) e agli amati sollazzi. A Varese, morì il 27 aprile 1780.

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1 commento:

  1. A me risulta che morì il 22 o il 23 febbraio 1780 ma la duplice fonte è Internet. Posso sapere quale sia la fonte secondo cui Francesco III morì il 27 aprile del 1780?
    Grazie.

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