lunedì 24 marzo 2014

La duchessa dimenticata: Adelgonda di Baviera nel centenario della morte

(articolo apparso su Prima Pagina del 23 marzo 2014)

Monaco, 28 ottobre 1914: all'età di novantun anni moriva Adelgonda di Baviera, moglie di Francesco V d'Austria-Este, ultimo duca di Modena, Reggio, Massa e Carrara. Da quel giorno è trascorso un secolo esatto, ovvero i canonici cento anni che, normalmente, sono presi a pretesto per l'organizzazione di cerimonie commemorative e per riempire qualche vuoto negli scaffali delle librerie. Eppure della duchessa Adelgonda – a dispetto dell'occasione propizia – quasi nessuno parla (forse anche perché solo una sparuta minoranza ha sentito pronunciare il suo nome almeno una volta). Un secolo esatto, si diceva, è trascorso: cento anni come quelli che ci separano dallo scoppio della Grande Guerra, evento di ben altra portata di cui, già in questi primi mesi del 2014, si sta parlando e scrivendo moltissimo. Si dirà: un conflitto mondiale merita senz'altro maggiore risonanza della morte della moglie di un duca. Il che è sacrosanto, purché però non si passi all'eccesso opposto. Da una parte, infatti, finisce per trovare posto – accanto, s'intende, a numerose iniziative meritorie – anche una fastidiosa retorica, non di rado alimentata da un profluvio di pubblicazioni scadenti e tutt'altro che rigorose sotto il profilo scientifico; dall'altra, al contrario, regna incontrastato il più assoluto disinteresse.
Elena Bianchini Braglia, autrice di un'appassionata biografia di Adelgonda (pubblicata da Terra e Identità nel 2003), fornisce la seguente spiegazione del silenzio che ha avvolto per tutti questi anni la figura dell'ultima duchessa di Modena: «Il regime ducale è morto ormai da un secolo e mezzo e nessuno può ragionevolmente pensare ad un suo possibile ritorno. Eppure ci si ostina a trattare gli sconfitti da acerrimi nemici, spesso coprendoli di menzogne o, quando ciò proprio non risulta possibile, come nel caso della Duchessa Adelgonda, facendoli scivolare nell'oblio».
Si tratta di un'opinione difficilmente confutabile: Modena, basta consultare un banale Tuttocittà e cercare riscontri nell'odonomastica cittadina per averne conferma, sembra non ricordare volentieri il proprio passato di capitale sotto la dinastia degli Este. Nessuna via – lo sottolineiamo, nessuna – del tessuto urbano è intitolata a un duca estense; nemmeno a Cesare – giusto per fare un nome significativo, trattandosi del duca che nel lontano 1598 scelse Modena come capitale dopo aver perso Ferrara, incamerata dallo Stato pontificio – è stato riservato questo privilegio. E non si dica, a meno che non si voglia sprofondare nel grottesco, che manca lo "spazio": illustri personaggi vissuti nel periodo ducale e di certo non fautori di un cambio di regime (anzi!) – si pensi a Lodovico Antonio Muratori, a Raimondo Montecuccoli, a Gerolamo Tiraboschi –, seppur anch'essi poco conosciuti e studiati, sopravvivono quantomeno nelle targhette che identificano alcune strade della città. Se poi si riflette sul fatto che l'odonomastica modenese, con tutto il rispetto che si deve alla memoria di questi uomini, trascura gli Estensi per intitolare vie a Che Guevara, Kennedy o Lumumba (figure sulle quali ognuno è libero di pensarla come meglio crede, ma che – si converrà – non hanno nulla a che vedere con la storia di un capoluogo padano), ecco che risulta chiaro che le istituzioni non hanno interesse per un certo tipo di storia, che pure è la storia della dinastia che ha governato Modena per secoli.
C'è poi, forse, un'altra ragione per la quale – scrive Elena Bianchini Braglia – Adelgonda di Baviera è pressoché sconosciuta ai più: per l'intera sua vita, la duchessa, «da un punto di vista strettamente politico, fu tutt'altro che un personaggio di primo piano». Al contrario, si può dire che «deliberatamente scelse di vivere all'ombra del marito». Sestogenita di Ludwig I, re di Baviera, e di Teresa Carlotta di Sassonia-Hildburghausen, quando il 30 marzo 1842 sposò Francesco (figlio ed erede del duca Francesco IV d'Austria-Este), la giovane principessa aveva da poco compiuto diciannove anni. Giunse a Modena accolta da calorosi festeggiamenti, che si protrassero per giorni. Donna dotata di spiccata intelligenza, colta e profondamente devota, Adelgonda fu molto apprezzata dal popolo, al punto che – ha scritto Paolo Forni – nessuno, «nemmeno i più agguerriti avversari del regime ducale, hanno osato levare voci men che riguardose» sul suo conto.
Divenne duchessa nel 1846, quando il marito, morto Francesco IV, colse l'eredità paterna assumendo il nome di Francesco V. La sua, però, non fu affatto una vita semplice. Già nel 1848 prese la via dell'esilio, per prevenire eventuali eccessi della rivoluzione che in quell'anno minacciava di sovvertire gli equilibri europei. Lontano da Modena, nei pressi di Bolzano, Adelgonda diede alla luce una bambina (l'unico figlio che ebbe), che tuttavia sarebbe morta appena pochi mesi dopo.
Per non dover affrontare il viaggio durante la gravidanza, e in seguito per non mettere a repentaglio la salute della primogenita, la duchessa rientrò nella capitale estense solo nel giugno del 1849 (Francesco V, anch'egli allontanatosi da Modena durante i tumulti, l'aveva preceduta di qualche mese per ottemperare ai suoi impegni di governo, dopo che l'Austria, vittoriosa nella battaglia di Custoza, aveva posto termine alla prima guerra d'indipendenza). In breve tempo la vita nel ducato tornò alla normalità: per altri dieci anni Francesco e Adelgonda governarono in una Modena dove si registrarono ben pochi disordini, riscuotendo in più di un'occasione un tangibile consenso popolare, come quando, nel 1855, si prodigarono con dovizia di mezzi per contenere gli effetti di una devastante epidemia di colera, che costò la vita a 6.700 persone. Il regime ducale, in altre parole, pareva saldo, come del resto la decisione di papa Pio IX di recarsi in visita nella capitale estense si incaricò di dimostrare. Quando il pontefice fece il suo ingresso trionfale in città era il 2 luglio 1857: difficile, per i contemporanei, prevedere che appena due anni dopo il duca e sua moglie avrebbero di nuovo abbandonato Modena, ma questa volta definitivamente.
Il 1859 fu infatti l'anno in cui maturarono le premesse dell'unificazione nazionale, con la travolgente vittoria dei franco-piemontesi a Magenta (4 giugno) nel quadro della seconda guerra d'indipendenza contro l'Austria. A quella data, per precauzione Adelgonda era già lontana dalla capitale estense, mentre Francesco V salutò Modena l'11 giugno, seguito dagli oltre tremila soldati di quella che sarebbe passata alla storia come Brigata Estense. Sei giorni dopo, in città giunse il commissario regio piemontese Luigi Carlo Farini, il quale, assunta dopo l'armistizio di Villafranca la carica di dittatore e in seguito quella di Governatore delle Provincie dell'Emilia, resse il governo nei territori dell'ormai ex ducato, coordinando le operazioni di voto in occasione dei plebisciti che l'11 e il 12 marzo 1860 decretarono l'annessione al Regno di Sardegna.
Il clima di fermento rivoluzionario travolse in poco più di un anno l'intera penisola. In cambio di Nizza e della Savoia, Napoleone III non si oppose alle annessioni nell'Italia centrale, mentre la spedizione dei Mille, la benevola neutralità inglese e l'isolamento dell'Impero asburgico di fatto consentirono che il Risorgimento terminasse con un esito imprevisto. Il 17 marzo 1861, il primo Parlamento nazionale sanciva la nascita del Regno d'Italia, proclamando Vittorio Emanuele II re «per grazia di Dio e volontà della nazione».
A questi eventi, Adelgonda e Francesco assistettero con rassegnazione dall'esilio. Trascorsero il resto della vita prevalentemente a Vienna e nel castello di Wildenwart, in alta Baviera. L'ultimo loro atto di sovrani fu lo scioglimento della Brigata Estense, che prese congedo il 24 settembre 1863, a Cartigliano Veneto, al termine di una commossa cerimonia. Rimasta vedova nel 1875, Adelgonda visse ancora a lungo, spegnendosi il 28 ottobre 1914, all'età di novantun anni. Come Francesco V, è sepolta nella cripta della chiesa dei Cappuccini di Vienna, dove riposano i membri della dinastia imperiale asburgica.
Oggi, a distanza di un secolo dalla sua morte, si presenta l'occasione di celebrarne la memoria. A prescindere dal giudizio che è possibile dare della sua vita, sarebbe opportuno tenere conto del fatto che l'obiettivo primario della storia non è emettere sentenze: anche ammesso – e non è certo questo il caso – che Adelgonda fosse espressione di un regime tirannico e sanguinario, non avrebbe comunque senso rifiutarsi di conoscere il suo passato. Perché questo è, in definitiva, il vero compito della storia: permettere all'uomo, nel bene e nel male, di ricordare. Nessuno infatti merita la damnatio memoriae. Più che la voce dei morti, un paese libero dovrebbe temere il silenzio dei vivi.

Focus:

Martedì 25 marzo, su invito dell’associazione culturale Terra e Identità, sarà a Modena il Console Generale Aggiunto della Repubblica Federale Tedesca Peter Von Wesendonk, per visitare i luoghi della vita modenese di Adelgonda di Baviera. In mattinata il Console incontrerà il Sindaco Giorgio Pighi, poi, accompagnato da alcuni componenti del Comitato che si è creato per organizzare le celebrazioni di Adelgonda, visiterà il Palazzo Ducale aperto per l’occasione, con la consueta disponibilità, dalle autorità militari.
Questa visita riveste una particolare importanza, poiché si tratta del primo passo per creare una collaborazione tra Modena e lo Stato della Baviera nell’organizzazione di celebrazioni che possono assumere un risvolto promozionale reciproco, con ricadute positive sul turismo.
Chi fosse interessato a ricevere informazioni sui lavori del Comitato per le celebrazioni del centenario della morte di Adelgonda di Baviera, può contattare l’associazione Terra e Identità, che fornisce l’appoggio logistico. Tel. 059 212334 - E-mail info@terraeidentita.it

Appuntamento ogni domenica su Prima Pagina con la rubrica La nostra storia

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