martedì 7 maggio 2013

Raimondo Montecuccoli, il condottiero modenese che salvò la Cristianità

(articolo apparso su Prima Pagina del 28 aprile 2013)

Parlando con Carlo Previdi del suo ultimo libro (Raimondo Montecuccoli. Un eroe di montagna, Edizioni TeI, Modena 2013) e, più in generale, della sua passione per la storia di Modena, ho potuto constatare che lo studio del passato è spesso motivato dal desiderio di riportare in vita persone ingiustamente dimenticate. Di frequente capita infatti di appassionarsi alle gesta o alle vicissitudini di un personaggio storico, e al contempo di dover prendere atto con disappunto che le persone che ci circondano, ben che vada, sono in grado al massimo di ricondurlo a una via o a una piazza.
Il caso di Raimondo Montecuccoli non si discosta granché da queste considerazioni. E Previdi, che di Montecuccoli ha studiato a lungo la biografia e le opere, me lo ha indirettamente confermato presentandomi il protagonista del suo libro pressappoco con queste parole: «Benché sia stato uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi, mai sconfitto in battaglia come comandante dell'esercito imperiale, a Modena in pochi hanno idea di chi fosse». Il libro risponde dunque all'esigenza di rendere note anche al pubblico dei non specialisti le imprese di un uomo cui la memoria collettiva non ha tributato il giusto riconoscimento.
Riferendomi a Montecuccoli, l'ho definito non a caso "protagonista", per il semplice motivo che quello di Previdi non è propriamente un saggio storico, bensì un romanzo che – si legge sulla quarta di copertina – «ripercorre [...] tutte le principali tappe della vita [del generale modenese], mantenendo inalterati gli accadimenti reali nella parte storica e dando libero sfogo alla fantasia in quella romanzata, senza però discostarsi mai troppo da una sostanziale credibilità». I capitoli del libro sono divisi in due blocchi, quello del romanzo e, parallelo, quello degli accadimenti storici. In questa sede – giusto per lasciare intatta la curiosità del lettore – prenderò in esame solo la parte storica, delineando un breve profilo di Raimondo Montecuccoli.
Egli nacque il 21 febbraio 1609 da Galeotto, signore di Montecuccolo nel Frignano, e da Anna Bigi, nobildonna ferrarese che era stata damigella d'onore di Virginia de' Medici, moglie del duca Cesare d'Este. Trasferitosi nel 1616 a Brescello (di cui Galeotto era stato nominato governatore), dopo la scomparsa del padre (1619) Raimondo giunse a Modena – dove fu avviato agli studi – e fu posto al servizio del cardinale Alessandro d'Este. La morte di quest'ultimo nel 1624 coincise con la rinuncia del Montecuccoli alla carriera ecclesiastica (cui il porporato aveva voluto indirizzarlo), decisione motivata dal desiderio di intraprendere la vita militare. Nel 1625 il passaggio a Modena di Rambaldo di Collalto, comandante delle truppe imperiali, offrì l'occasione per arruolarsi e prendere parte alla guerra dei Trent'anni, che in Europa infuriava dal 1618.
Terminato il periodo di addestramento, Montecuccoli diede presto prova delle sue grandi doti militari. Nel 1629, appena ventenne, si distinse nella presa di Amersfoort (nei Paesi Bassi); due anni dopo partecipò con successo agli assedi di Neubrandeburg, Magdeburgo e di Kollbus, «denotando già – scrive Previdi – [...] una esperienza da veterano».
La schiacciante vittoria riportata dalle armate svedesi di Gustavo Adolfo a Breitenfeld il 17 settembre 1631 costò al Montecuccoli la cattura e la conseguente prigionia (fu condotto ad Halle, in Sassonia), dalla quale fu liberato in seguito al pagamento di un riscatto da parte del duca di Modena Francesco I. Nominato maggiore di fanteria nel reggimento del cugino Ernesto (ufficiale asburgico) e successivamente promosso tenente colonnello, nel 1632 prese probabilmente parte al grande scontro di Lützen, in Sassonia, nel quale gli svedesi ebbero la meglio sull'esercito del generale Wallenstein ma persero re Gustavo Adolfo, che lasciò la vita sul campo.
Negli anni successivi, Montecuccoli fu protagonista di altre aspre operazioni militari, mettendosi in evidenza nella conquista di Lindau, nell'assedio di Ratisbona, nella vittoriosa battaglia di Nördlingen e nell'attacco alle difese di Kaiserslautern. Ottenuto il grado di colonnello, nel 1636 coordinò con successo il ripiegamento dell'esercito imperiale sconfitto a Wittstock, mentre l'anno seguente, riuscendo a respingere l'assalto svedese a Nemeslau, si guadagnò il favore dell'imperatore Ferdinando III.
Tornato al fronte nel 1639 dopo un periodo di rallentamento delle attività militari, nel tentativo di bloccare l'avanzata dell'armata del generale Banér cadde per la seconda volta prigioniero degli svedesi. La reclusione nella fortezza di Stettino, in Pomerania, si protrasse per tre anni, durante i quali Montecuccoli poté dedicarsi agli studi e alla stesura di trattati militari. Rilasciato nel giugno del 1642 in seguito ad uno scambio di prigionieri, il condottiero modenese, nominato generale, inflisse una netta sconfitta agli svedesi presso Troppau, liberando la città dall'assedio nemico.
L’anno seguente ottenne il permesso di porsi a disposizione del duca estense Francesco I, impegnato nella guerra di Castro contro papa Urbano VIII. «Mettendo a frutto le sue superiori qualità strategiche» – scrive Previdi –, il generale asburgico respinse le truppe pontificie che avevano assediato Nonantola, in uno scontro che costò gravi perdite al nemico. Rientrato in Austria nel 1644, venne nominato tenente maresciallo, combattendo gli svedesi in Sassonia e proteggendo la ritirata dell’esercito imperiale a Magdeburgo. Quale riconoscimento delle sue eccelse qualità militari, nel 1645 divenne membro del Consiglio Aulico di Guerra (supremo organo militare dell’Impero), nonché Gentiluomo di Camera dell’Imperatore. E Montecuccoli ripagò in pieno la fiducia accordatagli frenando l’avanzata svedese in Boemia e riportando una clamorosa vittoria nella battaglia di Triebl. Quando poi nel 1648 l’esercito imperiale fu sconfitto dalle preponderanti forze nemiche (decisivo fu l’apporto francese) a Zusmarshausen, il generale modenese riuscì ad impedire che i vincitori dilagassero minacciando Vienna.
Terminata la guerra dei Trent’anni con la pace di Vestfalia, Montecuccoli ebbe modo di svolgere importanti incarichi diplomatici, che lo misero in contatto, tra gli altri, con Cristina di Svezia (che accompagnò da papa Alessandro VII, dopo avere assistito alla sua conversione al cattolicesimo) e con Oliver Cromwell. Nel 1657, dopo aver contratto matrimonio con la nobildonna boema Margarethe von Dietrichstein, fu inviato in Polonia per arginare le mire espansionistiche di Carlo X Gustavo re di Svezia, compito che assolse con successo impadronendosi, nel 1659, della Pomerania. Nel frattempo, morto il suo predecessore Melchior von Hatzfeld, aveva ricevuto il grado di Feldmarshall, ovvero di comandante supremo dell’esercito imperiale, cui sarebbe seguita la nomina, nel 1661, a feldmaresciallo generale, apice della gerarchia militare.
Montecuccoli non ebbe però il tempo di godere dei suoi personali successi. La minaccia turca incombeva ai confini del Sacro Romano Impero, creando le premesse di uno scontro che – nella percezione degli europei – avrebbe contrapposto due intere civiltà. La formale dichiarazione di guerra si ebbe nel 1663, e Montecuccoli ricevette l’incarico di comandante supremo della coalizione anti-ottomana (che annoverava anche alcuni contingenti francesi). Il 1° agosto 1664, scrive Previdi, «l’esercito cristiano di Raimondo Motecuccoli e quello turco […] si scontrano in una memorabile battaglia nei pressi del fiume Raab», a Mogersdorf, nell’attuale Austria orientale. Nonostante la netta inferiorità numerica (30.000 europei contro circa 90.000 musulmani), grazie all’abilità tattica del comandante modenese le armate cristiane inflissero «una travolgente sconfitta al nemico», costringendo il sultano a firmare la tregua. La pace, oltre a sancire il trionfo del Montecuccoli, rincuorò un’Europa che aveva trepidato di fronte all’avanzata ottomana.
Per il condottiero del Frignano quella contro i turchi non fu, comunque, l’ultima impresa di una straordinaria carriera militare. Nel 1672, dopo avere svolto – in qualità di luogotenente generale dell’Impero – alcune importanti missioni diplomatiche, egli dovette infatti fronteggiare l’esercito francese del maresciallo Turenne, che aveva attaccato l’Olanda con l’intento di espandersi a est. Lo scontro si protrasse fino al 1675, quando, al termine di una lunga «serie di mosse e contro-mosse», il Montecuccoli, dopo la morte sul campo del Turenne, riportò una netta e decisiva vittoria ad Altenheim. Si trattò dell’ultima battaglia del condottiero modenese.
Ormai vecchio ed ammalato, egli abbandonò la vita militare, dedicandosi agli studi e alla famiglia, pur funestata nel 1676 dalla tragica morte per vaiolo della moglie. Trasferitosi al seguito dell’imperatore a Linz nel 1679 per fuggire dal contagio di peste che aveva colpito Vienna, Montecuccoli morì il 16 ottobre 1680, dopo aver ricevuto, quale ultimo riconoscimento, il titolo di principe dell'Impero. Il 4 novembre le esequie solenni si svolsero nella capitale asburgica alla presenza della famiglia imperiale. 

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